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Menù » 2010 » Ottobre » 31 » Le pensioni dei deputati e dei senatori della Repubblica italiana
8:45 PM
Le pensioni dei deputati e dei senatori della Repubblica italiana

http://www.settimopotere.com/index.php?option=com_content&task=view&id=38&Itemid=32

La categoria dei deputati e senatori è sicuramente la più garantita per quanto concerne la attribuzione di privilegi connessi al rilascio del vitalizio che si attribuisce ai lavoratori normali dopo un periodo oscillante dai 35 ai 40 anni di contributi. Per gli onorevoli signori , di Montecitorio e di Palazzo Madama, la storia è diversa, si ricorda come aneddoto qualche vicenda come quella accaduta negli anni Ottanta al giornalista Arturo Guatelli, candidato per la Dc in Lombardia e risultato primo dei non eletti. Accadde che nel maggio del 1983, subito dopo lo scioglimento delle Camere, morì il presidente democristiano del Senato Tommaso Morlino e lui fu chiamato a subentrargli. A Guatelli fu comunicato che pur senza aver partecipato a una sola seduta di lavori parlamentari, pagando una cifra intorno ai venti milioni di lire in contributi avrebbe ricevuto, a partire dal sessantesimo anno, una rendita mensile di poco più di tre milioni netti. Cosa che è regolarmente avvenuta e che similmente è accaduta anche al Professore Piero Craveri che per pochi giorni di legislatura con modalità analoghe si è ritrovato pensionato.

La normativa che regola le pensioni di deputati e senatori è un vero capolavoro di strategia economica. Pensate che dopo una sola legislatura (o almeno trenta mesi continuativi) un membro del parlamento italiano matura il diritto a un assegno di 5 milioni al mese (a partire dai 60 anni) e con sette legislature al Senato si porta a casa 15 milioni (lordi). Inoltre se per esercitare il mandato, un deputato (o senatore) ha lasciato una posizione da lavoratore dipendente mettendosi in aspettativa, l’onorevole matura una seconda pensione, perché il suo ente previdenziale continua a versargli i contributi.

Inoltre se un ex parlamentare vuole riscattare gli anni mancanti al completamento di una legislatura, non deve necessariamente mettere mano al portafogli: più comodamente, può pagare i contributi con una trattenuta sulle prime rate del vitalizio.

Per la gente comune (il resto degli italiani) le cose stanno come ben sappiamo, ci prendono in giro al ritmo di saltelli su scaloni e gradini, tendono ad annullare T.F.R. che ognuno si è pagato negli anni coi propri soldi e probabilmente vanificheranno nel prossimo futuro proprio l’esistenza del diritto alla pensione per i giovani che oggi lavorano, i quali in conseguenza di contribuzioni da parte dei datori di lavoro sempre meno pesanti si ritroveranno ad usare il trattamento di fine rapporto come integrazione di una pensione che sarà pari al 50-60 % dello stipendio in godimento al momento della messa a riposo.

E per i milioni di giovani che lavorano con il meccanismo della precarietà o che addirittura sono ancora disoccupati che accadrà?

Ai posteri l’ ardua sentenza.

Vitalizi dei deputati Vitalizi dei senatori

Mostra: 1885 | Aggiunto da: Andreone | Voto: 0.0/0
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